Archivio per la categoria ‘Cinema’

12 Anni Schiavo

Alla fine, il Leo di Wall Street ha perso. Non tanto per la propria interpretazione (ancora una volta, impeccabile ed elegante allo stesso tempo) quanto per le profonde tematiche che hanno contraddistinto i due veri protagonisti della notte degli Oscar, nella quale sono stati assegnati i premi Cinematografici 2014: 12 Years a Slave e Dallas Buyers Club. Sì perchè, se nella realtà dei nostri giorni, contraddistinta da guerre e violenze, sono state smarrite, abbandonate, quelle ragioni morali che dovrebbero contraddistinguere una società di uomini e donne ed elevarli rispetto alle bestie, il mondo del cinema è rimasto, in qualche modo, integro. O, per lo meno, chi ne fa parte. Là dove la politica (Italiana ed estera) sta fallendo, proprio in quelle circostanze l’arte le sta prepotentemente occupando il posto. Affermo questo perchè, fino ad un mese fa, mi sembrava impensabile l’idea che potessero nascere alcuni film in grado di spodestare due capolavori nel loro genere, appunto The Wolf Of Wall Street di Scorsese e American Hustle di Russell. Ed invece, ancora una volta, sono stato smentito. La nostra Terra piange, è disperata. Per chi credesse nella religione cattolica (io non sono tra questi), costoro si saranno chiesti, almeno una volta, se il nostro Padre Signore, nel suo imponente atto della creazione dell’uomo, avesse previsto l’irrompere di tanta malvagità e corruzione quanta ne stiamo vivendo ai nostri giorni. Perchè è vero, nell’ultimo mese ne abbiamo viste di tutti i colori: in Europa, attraverso la rivolta del popolo dell’Ucraina nei confronti del regime e la conseguente irruzione armata della Russia in Crimea; in Africa, dove i punti caldi restano imperterriti l’Egitto e il Mali, alle prese con una crisi unica nella storia dell’uomo. Di certo, quando Gesù Cristo si fece crocifiggere per espiare tutti i nostri peccati, forse aveva fatto male i suoi conti e si era presentato con 2000 anni di anticipo. Se, poi, sbirciassimo in casa nostra, la risata sarebbe rapida e di gusto: la disoccupazione sale, il Pil fatica a riprendersi, i giovani scendono in piazza. E, come risposta alle preghiere del popolo italiano, il palazzo del potere risponde così: nuovo governo di larghe intese, stessa maggioranza, cambia il Premier. Risultato? aumento della Tasi e delle accise sulla benzina.Eppure, un mondo che vince c’e. 12 anni schiavo e Dallas Buyers Club raccontano drammi umani inconcepibili, ma capaci di trasportare sul grande schermo una serie di valori imprescindibili per una società corretta e non corrotta. Il dolore di un uomo libero reso schiavo per un fatidico errore, l’angoscia di chi sa di avere a disposizione pochi giorni di vita: persone, ma allo stesso tempo eroi. Eroi per le azioni che hanno compiuto, per aver denunciato un sistema logorato dalle potenti Lobby che speculano, oggi come ieri, sulle spalle della gente. Ecco perchè Di Caprio non ha vinto: la morale ha la meglio su tutto, specialmente sul denaro. E se mai un giorno vi capitasse di incontrare il protagonista di The Wolf of Wall Street e vi chiedesse: “Come mai non ho vinto?”, la vostra risposta dovrà essere concisa: “Tu sventolavi soldi, loro sventolavano Libertà”.

La vera storia di Ron Woodroof

Pubblicato: febbraio 10, 2014 da Andrea Baldeschi in Cinexperience
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Se prendete l’HIV, è per sempre”

Nel 1985 gli Stati Uniti d’America approvarono la sperimentazione umana di un nuovo farmaco, l’AZT , nel tentativo di combattere il Virus dell’HIV, portale d’accesso verso l’Aids. In realtà, più che una cura, la potente medicina rappresentava essenzialmente una speculazione. Unico vantaggio nel lanciarlo sul mercato, difatti, era rappresentato dai milioni di dollari che la FDA (Food and Drug Administration) recuperava dalla vendita del prodotto. Il malato che assumeva l’AZT, oltre a contrarre pericolosi effetti collaterali, decedeva nel giro di un mese.

Dallas Buyers Club racconta la vera storia di Ron Woodroof, rude Texano colpito dall’HIV, e la sua battaglia contro le lobby statunitensi per affermare un nuovo tipo di cure a base di medicinali che, in quel periodo, non erano ancora stati approvati negli States (li preleverà, come si nota durante il film, dal Messico). Quei nuovi farmaci, a differenza dell’AZT, permisero ai malati di migliorare la propria condizione, dando loro la possibilità di godere degli ultimi anni della loro vita. Woodroof condusse una vera e propria guerra contro le armi della burocrazia, quali arresti, avvisi di garanza, lesione della reputazione, multe, ecc. Nel film, un ruolo fondamentale viene recitato dalla bellissima Jennifer Garner (nei panni della dottoressa Eve Saks): non convinta dalle potenzialità distruttive dell’AZT, il giovane medico aiuterà il protagonista in varie circostanze, sino ad arrivare alle dimissioni dall’ospedale per dedicarsi interamente alla causa del Texano.

Oltre ad essere un capolavoro di recitazione eccezionale, Dallas Buyers Club dona agli spettatori un resoconto medico impressionante, mostrando al pubblico i come e i quanto di una delle malattie più pericolose del nostro pianeta. Ma non solo: un plauso va fatto alla sottile ironia con la quale si denunciano le potenti società farmaceutiche le quali, sulla pelle delle persone, hanno contribuito alla speculazione finanziaria padre dei nostri tempi. American Hustle e Wolf of Wall Street sono avvisati.

I DOLORI DEL GIOVANE JORDAN

Pubblicato: gennaio 26, 2014 da Andrea Baldeschi in Cinexperience
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“Salve, mi chiamo Jordan Belfort, sono qui per farti fare un milione di dollari in una settimana”

Che il mondo della finanza rappresentasse un’attrazione per corrotti d’ogni tipo, non è una novità. Ma raccontare la vera storia di Jordan Belfort, uno dei broker storici degli anni 80, con una trasparenza ed una passione in grado di coinvolgere milioni di persone, bè, allora è un lavoro per pochi. Anzi, a dir la verità, per uno solo. Ancora una volta Martin Scorsese tira fuori dal cilindro un numero di magia degno di questo nome; telefona a Leo, gli spiega il progetto, lo porta a Wall Street. E cosa ne esce fuori? Una sorta di biografia trasportata nel mondo della commedia condita con qualche cucchiaiata dal barattolo del thriller. La fusione è ottima e gli ingredienti, per dirla alla Barbieri,sono ben amalgamati. A tal punto che quei 179 minuti non vi sembreranno tali, e sognerete una mezzoretta in più di lezione sull’economia (il)legale. Non è un caso, inoltre, che Scorsese scelga Jonah Hill come spalla di Di Caprio, quasi volesse affermare: “ragazzi, aspettatevi grasse risate, non un mappazzone.” Che sia questo il miglior modo di approdare a Hollywood la notte degli Oscar, solo il tempo ce lo dirà. Certo, attraverso una lunga e faticosa riflessione, ci sembra di dover ammettere che il Christian Bale di American Hustle (il principale concorrente di The Wolf of Wall Street) stia su un gradino leggermente più alto. Ma, d’altronde, noi non siamo i giudizi. A loro il compito di stabilire la posizione dell’accoppiata soldi&coca.

Voto: 7,5/10

HAI MAI PRESO UNA MONETA DA UNA CABINA TELEFONICA?

Pubblicato: gennaio 5, 2014 da Andrea Baldeschi in Cinexperience
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American Hustle
“Chi è l’artista, il pittore o il falsario?”

Quando sullo stesso schermo vengono presentati attori del calibro di Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams. Jeremy Rennes e Jennifer Lawrence, il risultato non può essere banale. American Hustle, per lo meno, non lo è. E lo capiamo fin dalle prime battute, da quello spray per i capelli sparato a mille per tenere a bada un riporto quanto meno “elaborato”. Un noir ben riuscito, si potrebbe azzardare. Un thriller psicologico che trae la maggior forza dall’impatto dei dialoghi, anch’essi mai lasciati al caso. La vicenda, d’altro canto, è di quelle classiche: un truffatore e la sua bellissima amante, scoperti dall’agente federale Richie DiMaso, sono costretti a lavorare a fianco delle istituzioni per incastrare una serie di politici e mafiosi. Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte. Eppure, mescolando la vena artistica di David O. Russell con il pizzico di genialità offerto da una troupe a cinque stelle, i 138 minuti appaiono nel complesso godibili. Certo, se vi aspettate sequenze in stile Jason Statham o sparatorie degne del miglior Far West, cambiate sala, perchè siamo sul binario opposto. L’azione viene quasi del tutto annichilita, sostituita dalla crudele realtà degli States fine anni ‘7o. Apologia nei confronti del nuovo continente? Assolutamente no, anzi. E tuttavia, come non approfittare del politico di turno, contraddistinto da quel accento siciliano che noi tutti conosciamo. Della serie: la mafia è roba vostra, tenetevela.

Voto: 7/10

Il porno portato in sala

Pubblicato: dicembre 14, 2013 da Andrea Baldeschi in Cinexperience
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Don Jon
Amore, che stai facendo?” “Niente, leggevo la posta”

Vi ricordate Joseph Gordon-Levitt nei panni del poliziotto John Blake che cerca insieme a Batman di salvare la città dalle grinfie del potente Bane? Bè, dimenticatevelo. Jon Martello è tutta un’altra cosa.  Il suo corpo, il suo bolide, la sua tana, la sua famiglia, la sua chiesa, i suoi amici, le sue amiche e… il suo porno. Altro che paladino della giustizia, Don Jon è uno sciupa femmine affamato di pornografia. L’interprete principale, che guarda caso è anche il regista della pellicola, ci presenta una commedia diversa dal solito, portata quasi allo stremo del tragi-comico. Come tragi-comica è la co-protagonista, la bellissima Scarlett Johansson: una “da 10”, come afferma Jon, ma con qualche rotella fuori posto. Interessante la contrapposizione porno-cinema, l’eterna discussione tra i due innamorati. Ma, come ogni commedia romantica che si rispetti, ecco arrivare la terza incomoda: una donna matura, attraente e con un passato crudele che metterà a dura prova i sentimenti del nostro protagonista. Ok, forse il finale è scontato, ma (consiglio spassionato) vale la pena di passare un’oretta e mezza dinanzi al grande schermo. E non solo per il numero incalcolabile di “materia prima” che vi troverete ad affrontare o per le risate assicurate, quanto per alcune tematiche di sfondo come, ad esempio, la critica velata nei confronti della chiesa cattolica. Molto interessante, d’altronde, il taglio dato alla psicologia dei personaggi in questione: comportamenti al di fuori di ogni logica, dialoghi paradossali e così via.
Morale della favola? Bè, prevedibile. Ma evitiamo di cadere nel ridicolo attraverso frasi fatte che non interessano a nessuno. Per esempio, sarebbe bello concludere affermando quanto pensa il nostro Don Giovanni: “puoi essere attraente finchè vuoi, ma come un bel porno, il nulla”.

Voto: 6,5/10

Per chi non avesse visto il film, ecco a voi il trailer: